Parafrasando la nota teorizzatrice dell'umano sentire, Anna Oxa, vi rendo partecipi dell'emozione (da poco, ma è pur sempre un'emozione, e di questi tempi non si butta via nulla) di ricevere a casa le copie di un nuovo libro. Un tuo libro. Prenderle in mano. Annusare il profumo della carta stampata. Accarezzarne le pagine lisce e colorate. Leggerlo come faresti se fossi semplicemente un lettore.
Il procedimento del concepimento è stato il solito: hai immaginato, fantasticato, approcciato, iniziato, sudato, sbuffato, faticato, goduto e infine finito; anche il tempo che passa fra il concepimento e l'arrivo a destinazione è paragonabile ai canonici nove mesi.
Quello che cambia è che il giorno dopo lo riponi nella libreria e inizi a pensare al prossimo.
Con i bambini questo non succede, credo.